Archivio per Sant’Elena

131 – ARCA DI NOE’ E ARGO. LA STESSA ED UNICA STORIA???

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Arca di Noè e Argo – La stessa ed unica storia???

L’Arca di Noè ed il Diluvio Universale sono parti di un racconto biblico del Vecchio Testamento. Tale racconto è stato diffuso in tutto il mondo a mezzo dei popoli aderenti alle fedi monoteiste risalenti a Mosè. La sua narrazione è in sostanza la descrizione di una sopravvivenza di un gruppo di persone di fronte al pericolo mortale causato da innalzamento delle acque.

Il racconto biblico di un tale evento non è il solo. Nella mitologia classica greca esiste il mito di Deucalione che, come il Noè biblico, si salvò dalle acque del Diluvio con una nave che atterrò sulle pendici dell’Etna e poi sui monti del Parnaso. In una delle versioni che riportano tale mito viene precisato che il viaggio durò nove giorni prima dell’ arrivo nei pressi dell’ Etna. Da dove provenisse questa nave non è dato sapere. Tale mito, risalente ai tempi di Zeus, Prometeo, Pirra e Pandora, attesta naturalmente la sua estrema antichità.

In tempi moderni, a seguito di scavi archeologici, si è scoperta l’esistenza di un terzo racconto del Diluvio Universale scritto su tavolette di argilla rinvenute in Mesopotamia e descriventi la storia di Utnapishtin simile in tutto e per tutto a quella del Noè biblico. Questa versione, trascritta in accadico e babilonese, risale in origine ai Sumeri che la avevano messa per iscritto la prima volta forse verso il 3200 AC.

Oltre alle innumerevoli tradizioni orali di miti e leggende, comuni ai popoli di tutta la Terra, relativi ad un tale evento, abbiamo pertanto tre racconti diversi dello stesso avvenimento redatti in lingue, contesti e tempi diversi. Ciò fa supporre una fonte originaria comune da cui sono stati tratti i tre racconti.

La versione greca di Deucalione ci fu tramandata da Omero, che ne accennò l’esistenza nell’ Iliade, ma dello stesso Omero sappiamo ben poco di attendibile. Chi ne ha parlato in maniera più approfondita e certa è stato invece Apollodoro, che studiò ad Alessandria d’ Egitto, ove nella locale biblioteca attinse questo racconto che necessariamente proveniva dagli archivi precedenti di Heliopolis (la ON biblica), ove erano conservati tutti i papiri storici egizi prima che fosse costruita la città di Alessandria d’ Egitto.

La versione biblica di Noè sembra, a giudizio di molti studiosi, essere stata copiata dalla versione mesopotamica di Utnapishtin, quando i compilatori della Bibbia si trovarono in schiavitù verso il VI secolo A.C. a Babilonia, ove essi ebbero contatto con le antiche storie locali. Tale ipotesi di copia è fortemente rigettata dai fondamentalisti religiosi biblici, i quali asseriscono che la versione mesopotamica di Utnapishtin è una versione “corrotta” della storia del Diluvio, dato che la versione biblica di Noè è l’ unica versione non “corrotta”poiché scritta da Mosè personalmente. Se diamo credito a quest’ ultima asserzione dei fondamentalisti biblici, ne consegue che anche per la versione di Noè la fonte originaria di questo racconto è Heliopolis (la ON biblica) ove noi sappiamo che Mosè fu istruito in tutte le arti e scienze egizie.

La fonte originaria della versione mesopotamica di Utnapishtin appare in tal caso incerta ma, in considerazione del fatto che i sumeri e gli altri popoli della Mesopotamia ebbero continui contatti economici e culturali con gli egizi (dai quali essi attinsero le più importanti conquiste scientifiche, fra le quali il sistema di misure lineari, angolari, e del tempo, come descritto in articoli precedenti), possiamo ragionevolmente dedurre che detta fonte originaria sia anche in questo caso il centro della sapienza millenario di Heliopolis.

Gli interrogativi del quando/dove/perché sorti da queste narrazioni sono stati tanti e, specialmente durante il secolo scorso, molti tentativi sono stati fatti per rispondere a queste domande con molte spedizioni organizzate principalmente sulle pendici del monte Ararat, con la scrittura di molti libri e con la formulazione di molte teorie ed ipotesi che potessero definitivamente stabilire la vera natura di questa storia. Ma nessun punto fermo si è potuto raggiungere, nonostante i numerosi tentativi, forse perché non si è mai guardato nella direzione giusta. Si è guardato sempre con gli occhi rivolti verso la terra e nessuno ha mai pensato che si potesse stabilire una connessione con la realtà storica di quest’avvenimento se si fossero alzati gli occhi verso il cielo stellato.

Rivolgendo lo sguardo alla volta celeste ci si può accorgere che la piu’ grande costellazione del cielo stellato è la nave ARGO (Già descritta all’articolo 101 ), immensa e composta di circa 800 stelle includenti le attuali 4 costellazioni di Carena, Vela, Puppis e Bussola. ARGO si estende per circa 60° di latitudine e 60° di longitudine dell’emisfero celeste sud. La sua storia era tanto importante che i primi pittori delle antiche cartine del cielo stellato ritennero di doverla rappresentare per l’eternità, fra le stelle, per la particolarità di una memoria catastrofica riguardante tutta l’umanità.
 
Di Argo ce ne ha parlato principalmente Apollonio Rodio, che nacque, studiò e visse ad Alessandria d’Egitto nel III secolo AC , dove fu bibliotecario nella famosa biblioteca, dalla quale lui attinse la storia di Argo; pertanto, anch’essa deriva dagli archivi precedenti di Heliopolis, la ON biblica. Nella storia o mito di Argo i legami con l’Egitto sono molto evidenti. A partire dalla fondazione sia di Argo sia dell’ Egitto stesso, quando Belo diede ai suoi due figli, Egitto e Danao, il Regno d’ Egitto e d’Arabia al primo ed il Regno di Libia al secondo. E fu lo stesso Danao a fondare Argo. Qui il mito sembra volerci suggerire che il viaggio di Argo avvenne all’inizio della storia egizia. Dal momento che le traduzioni effettuate sui papiri avvenivano dai caratteri geroglifici al greco antico, è molto probabile che la parola ARGO sia, in realtà, una traslitterazione della parola egizia ARCA e che, in sostanza, ARGO ed ARCA indichino lo stesso avvenimento.

Esse, cioè, potrebbero riferirsi alla descrizione di due aspetti dello stesso avvenimento: l’innalzamento delle acque e l’atterraggio finale nella storia dell’Arca contro il viaggio intrapreso dalla stessa nave nella storia di Argo. Questa può essere la sola spiegazione del fatto che, mentre nel cielo stellato non c’è nessun accenno dell’Arca di Noè, c’è invece tutto riguardo la nave Argo, incluso i membri dell’equipaggio più famosi, immortalati nella costellazione di Heracles (Ercole) e nella costellazione dei gemelli rappresentante gli altri membri dell’equipaggio Castore e Polluce.

Basandoci sulla cronologia dell’Egitto Antico rilasciata da Erodoto, secondo il quale Eracle visse circa 20.000 anni fa, possiamo dedurre che il viaggio della nave Argo avvenne all’incirca nello stesso periodo. Questa datazione è la meno antica fra quelle risultanti dalla stele di Palermo (25.000 anni fa) e quella data dal papiro di Torino (39.000 anni fa) riguardo l’inizio della storia egizia. Per dipingere il cielo stellato come la tela di un pittore, bisogna prima di tutto “squadrare il foglio”, come si dice, al fine di determinare le linee di riferimento principali in base alle quali poi si procede con la raffigurazione di qualsiasi cosa uno voglia dipingere. Concedendo alcune migliaia di anni a questi antichi “pittori – astronomi” per la determinazione delle linee di riferimento del cosmo, che sono principalmente l’eclittica, l’equatore celeste, i coluri equinoziali e solstiziali e la conoscenza dei moti celesti con estrema precisione, possiamo ritenere che la raffigurazione di Argo e di tutte le antiche costellazioni nel cielo stellato sia stata operata circa 15.000 anni fa.
Se la scelta della posizione di Argo nel cielo stellato non è dovuta al caso ma ad un disegno preciso, è possibile che gli antichi “pittori-astronomi” abbiano voluto segnalare con ciò che il luogo di provenienza di Argo, o Arca, situata nell’emisfero celeste sud e visibile dal Nord dell’Egitto fino all’equatore, era situato nell’emisfero sud.

In tutte le versioni che descrivono il viaggio di Argo è sempre menzionata la Libia (che a quei tempi significava Africa) quale punto di partenza, di arrivo o di attraversamento, tramite fiumi e deserti, per cui appare che l’origine del viaggio di Argo possa essere stata una grande Isola situata fra le attuali isole di Capo Verde e l’isola di Sant’Elena e/o l’isola di Ascensione, situate nell’Atlantico meridionale.

L’innalzamento delle acque potrebbe essere stato conseguenza dell’inabissamento di questa grande isola, causato dall’inversione quasi istantanea (durata poche ore) dei poli magnetici della terra, inversione attestata e testimoniata nel mito del carro di Elios ed anche dai sacerdoti di Heliopolis, quando riferirono ad Erodoto che “due volte il Sole sorse dove ora tramonta e due volte tramontò dove ora sorge”. Nello stesso mito del carro di Elios (Articolo 127) si accenna che questo sconvolgimento avveniva mentre gli Argonauti, con Argo, attraversavano il fiume Eridano, nel quale trovarono, già morto ed ancora fumante, il corpo di Fetonte. Ciò sarebbe una terza testimonianza del fatto che il viaggio di Argo avvenne durante quelle circostanze e quel periodo.

Alla luce di quanto precede, appare quindi non irragionevole ritenere, come accennato, che la storia di Argo e la storia dell’Arca di Noè siano in realtà la stessa ed unica storia.
Le connessioni della storia di Argo con tante vicende, storie e miti antichi sono molteplici, ed in questo piccolo articolo abbiamo soltanto accennato gli argomenti più importanti di questa storia, che meriterebbe una molto più lunga dissertazione.

Quest’articolo, pertanto, è una semplice offerta di una proposta di una nuova, più realistica prospettiva storica ai lettori, i quali potranno approfondirla ed anche verificarla di persona.